Dal sito di Parkinson Italia (2011)
http://www.parkinson-italia.it/rubriche/articoli-scientifici/effetto-placebo-nel-rapporto-medico-paziente
Scoperte a Torino le modalità chimiche dell’effetto placebo. “I farmaci e gli stimoli psicosociali agiscono con gli stessi meccanismi. Ad esempio le suggestioni verbali del medico verso il paziente”.

Così Fabrizio Benedetti, professore di Neuroscienze all’Università di Torino e membro dell’Istituto Nazionale di Neuroscienze (INN) illustra la sua ricerca pubblicata su Nature Medicine.
“I farmaci agiscono tramite il legame a recettori specifici, la cui attivazione produce sia effetti terapeutici che effetti collaterali negativi. Gli stimoli psicosociali, attraverso meccanismi di condizionamento e di anticipazione, sono in grado di attivare specifiche sostanze (ad es. le endorfine nel caso del dolore, la dopamina nel caso della malattia di Parkinson), che si vanno a legare agli stessi recettori ai quali si vanno a legare i farmaci, producendo effetti simili a quelli prodotti da questi ultimi, sia terapeutici che collaterali. Questo concetto riveste un’importanza particolare, se si considera che esso implica un’interferenza tra il contesto psicosociale nel quale la terapia viene applicata e l’effetto specifico del farmaco o della procedura terapeutica. In altre parole, l’effetto del farmaco può subire una modulazione cognitiva ed emotiva” sostiene il professore.
Benedetti chiarisce che la comunicazione medico-paziente però può avere anche effetti negativi: accanto agli effetti positivi del placebo si possono registrare anche effetti negativi (effetto nocebo). Questo può accadere quando la comunicazione è frettolosa è eccessivamente ambigua e carica di suggestioni negative che nel cervello del paziente si traducono in una sensazione di minaccia per la propria salute.
Lo studio delle relazioni terapeuta-paziente dal punto di vista delle neuroscienze è stato recentemente sintetizzato dal professor Benedetti in un libro edito dalla Oxford University Press il cui eloquente titolo è The Patient’s Brain (il cervello del paziente).

Il prof. Fabrizio Benedetti è Professore Ordinario di Fisiologia all’Università degli Studi di Torino ed è membro dell’Istituto Nazionale di Neuroscienze (INN). Lavora al Dipartimento di Neuroscienze “Rita Levi Montalcini” dell’Università di Torino, esperto di effetto placebo a livello internazionale. Ha identificato i meccanismi fondamentali alla base dell’effetto placebo in diverse condizioni, come nel dolore e in malattie neurologiche come il Parkinson. Autore di numerose pubblicazioni scientifiche internazionali, in italiano ha scritto“L’effetto placebo, breve viaggio tra mente e corpo” (Carocci, 2012).

Dal Sole 24 Ore, 3 aprile 2011
Laura Ricci – Le sinapsi del medico nel paziente
http://www.ilsole24ore.com/art/cultura/2011-04-03/sinapsi-medico-paziente-082241.shtml?uuid=AaHDApLD

Dal Sole 24 Ore, 17 giugno 2012
Gilberto Corbellini – Dottore, lei è il mio placebo
http://www.ilsole24ore.com/art/cultura/2012-06-17/dottore-placebo-081634.shtml?uuid=AbwoCmtF

Dal Sole 24 Ore, 14 aprile 2017
Fabrizio Benedetti – Dall’antico sciamano al medico moderno
http://www.ilsole24ore.com/art/cultura/2017-04-14/dall-antico-sciamano-medico-moderno-155457.shtml?uuid=AE7WJj2
Esiste una vasta letteratura sulla relazione medico-paziente. Questa speciale interazione sociale è stata analizzata sotto diverse prospettive, da quella psicologica a quella sociale e da quella filosofica a quella socioeconomica. Inutile dire che gli studi hanno fornito importanti informazioni a medici, personale sanitario, psicologi, filosofi nonché amministratori e politici. Quello che è emerso nel corso degli anni è che gli operatori sanitari non dovrebbero solo sviluppare le loro capacità tecniche, ma anche rafforzare le loro abilità sociali e di comunicazione.
Sebbene questo possa sembrare ovvio, molti studi hanno dimostrato che una buona relazione medico-paziente è auspicabile non solo perché la buona educazione è meglio della scortesia, ma anche perché la prima può avere effetti benefici sulla salute mentre la seconda può portare a risultati negativi. Grazie ai recenti progressi delle neuroscienze, oggi siamo in grado di descrivere i meccanismi biologici che sottostanno alla relazione medico-paziente. ….
… Una grande quantità di studi scientifici sull’argomento ha dimostrato che una buona interazione fra medico e paziente non solo è auspicabile, perché gentilezza e cordialità sono meglio della maleducazione, ma può avere effetti benefici sulla salute e sulla risposta a una terapia. Viceversa, un’interazione negativa può portare al peggioramento della malattia. Con i recenti progressi delle scienze biomediche, della fisiologia e delle neuroscienze, oggi siamo nella posizione di potere affrontare e discutere l’interazione medico….

Psicologia, Neurobiologia, Etica dell’Effetto Placebo e della relazione medico-paziente

Elisa Frisaldi, Lucia Giudetti, Alan Pampallona, Fabrizio Benedetti

http://www.sefap.it/web/upload/GIFF4_2014_02_Frisaldi_ras.pdf

Il placebo nella pratica clinica

Mery Paroli – Psicologa, psicoterapeuta, Anestesia e Terapia del dolore Azienda Ospedaliero Universitaria Pisa

http://www.formas.toscana.it/rivistadellasalute/fileadmin/files/fascicoli/2017/212/11_Il_placebo_nella_pratica_clinica.pdf

Neurobiologia dell’effetto placebo

Wager TD, Atlas LY

https://www.acp.it/wp-content/uploads/Quaderni-acp-2015_226-PE_am1.pdf

https://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed/26087681

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