Oggi è una bellissima giornata, non c’è una nuvola. L’aria è tiepida, ma una leggera brezza mi ricorda che manca ancora un po’ all’estate.
La prossima estate come sarà? Come saremo?
Sarà tutto finito, via guanti, via mascherine, ci potremo incontrare, ci potremo abbracciare? Siamo tutti insofferenti, non vediamo l’ora di poterci rivedere, di poterci incontrare.
Come siamo strani! Sì, siamo proprio strani, e io prima di tutti. Tra parenti e amici ci telefoniamo, ci preoccupiamo gli uni per gli altri, tutti giorni e anche di più. Quello che prima del Coronavirus si dava per scontato, ora ce lo diciamo ogni volta: Stai bene? Hai bisogno?
Ne ha fatto di casino questo virus, una catastrofe sanitaria, una strage, giovani vite spezzate e soprattutto anziani, ottantenni, una generazione spazzata via, uomini e donne che erano passati attraverso una guerra, che avevano sofferto, alcuni, anche la fame, ma che erano riusciti a ricostruire le loro vite e il loro Paese.
Non mi pesa dover restare in casa e seguire tutte le disposizioni che ci hanno imposto. In fondo sono fortunata, ho un giardino e posso approfittare di queste belle giornate, posso fare foto e il tempo passa.
Ogni tanto, però, mi sale un sentimento di angoscia, un malessere quasi fisico. Sento il vuoto dentro e intorno a me, è come se il tempo si fosse fermato. Per fortuna questo stato d’animo dura poco, quasi un attimo.
Non ho paura per la mia salute, anche se ho già una certa età e qualche problemino. Per carattere non mi preoccupo mai troppo, a volte forse troppo poco. Ho una strana sensazione, però, la sensazione che la vita scorra su due piani diversi, scandita da due tempi differenti. Il mio tempo che scorre bene o male, con qualche privazione, ma abbastanza normalmente. Fuori, invece, il tempo è dilatato, è come se stessero proiettando un film di quelli catastrofici: strade quasi deserte, un silenzio innaturale, rotto dalle sirene delle ambulanze, che in questi giorni si sentono anche in lontananza; le immagini, trasmesse ad ogni ora dai vari telegiornali, di sale di terapia intensiva e purtroppo di centinaia di persone decedute, cortei di camion militari che trasportano bare.
Quando sarà tutto finito, quando anche i titoli di coda saranno passati, e ci sarà scritto fine, ci ritroveremo, e forse ci troveremo cambiati, ma sarà bello ritrovarci con tutti i nostri difetti e le nostre paranoie.
Caro Coronavirus, non avrei voluto mai conoscerti, sarà una lotta lunga e dura, ho fiducia, nonostante tutto, nel genere umano e sono sicura che usciremo dal tunnel in cui ci hai spinto. Saremo migliori, saremo peggiori? Io credo che ci sarà chi ha imparato la lezione e ne trarrà vantaggio migliorando se stesso e chi si rinchiuderà sempre di più nel proprio egoismo.
Angela