L’1 e 2 dicembre 2018 si è svolta a Roma la Convention “Parkinson: Corpo & Anima”, primo “Forum” italiano che ha unito in un unico contesto le persone affette da Parkinson, i loro familiari e assistenti insieme a neurologi e personale sanitario specializzato nella cura della malattia di Parkinson.
La Convention, nata dall’incontro tra il Comitato delle Associazioni di Pazienti e l’Accademia LIMPE-DISMOV, ha avuto l’obiettivo di affrontare tematiche che molto spesso vengono sottovalutate, che riguardano non solo la malattia, ma anche il ruolo della persona con malattia di Parkinson nella famiglia e nella società.
“Parkinson: Corpo & Anima” si è proposto di creare un’alleanza fra chi cura e chi, al momento della diagnosi, diviene un paziente ma può e deve aspirare a sentirsi una persona viva.
La Convention – ha affermato Leonardo Lopiano, Presidente dell’Accademia LIMPE-DISMOV” – è il primo esempio di un alleanza medico-paziente, dove noi siamo presenti come medici, ma il Convegno è stato organizzato dai pazienti. Il programma è dei pazienti: noi abbiamo dato solo un supporto organizzativo e scientifico, ma le tematiche sono state scelte dai pazienti e riguardano non gli aspetti farmacologici e medici, ma gli aspetti più legati alla loro vita e alla loro condizione di pazienti”. E ha aggiunto: “Le terapie che abbiamo a disposizione per la malattia del Parkinson sono molteplici e si avvalgono di tanti farmaci, ma anche della riabilitazione, che è molto importante. Quindi l’attività fisica è fondamentale per ottimizzare il trattamento farmacologico: l’interazione di queste due terapie, farmacologica e riabilitativa, porta sicuramente al miglior risultato possibile”.
Pietro Cortelli, Presidente della Fondazione LIMPE per il Parkinson Onlus: “Gli attori principali per la gestione della malattia di Parkinson sono il medico e il paziente, ma anche chi si prende cura del paziente. Per questo è importante avere ognuno una propria formazione specifica che riguarda la maniera migliore di assistere, coadiuvare, aiutare e di trattare – in questo caso il medico farmacologicamente – la malattia di Parkinson. Tutto questo, naturalmente, deve essere rispettoso dei diversi sentimenti che ogni paziente ha rispetto alla propria malattia e quindi non c è medicina più personalizzata di dire che ogni paziente ha la sua malattia di Parkinson e quindi ogni care giver, ogni medico e ogni paziente devono avere una formazione specifica”.
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