Dal sito dell’AIGP (Associazione Italiana Giovani Parkinsoniani)
Malattia di Parkinson:
L’alimentazione puo’ rappresentare una strategia terapeutica?
Dott.ssa Maria Paola Zampella
Biologo Nutrizionista Specialista in Scienze della Alimentazione
La Malattia di Parkinson, come le altre malattie neurodegenerative, ha un impatto notevole sullo stile di vita delle persone che ne sono affette.
È una malattia che colpisce in uguale misura maschi e femmine ed è più frequente nell’età adulta (70- 80% dei casi), mentre è più rara prima dei 45 anni (5% dei casi). In Italia vengono diagnosticati ogni anno 15.000 nuovi casi di MdP, di cui almeno 1.000 in soggetti con età inferiore ai 45 anni.
Per questo motivo sono stata chiamata dalla A.I.G.P. per parlare del possibile legame tra alimentazione e Malattia di Parkinson, soprattutto per carcare di capire quali sono i comportamenti alimentari corretti da adottare in caso di MdP.
Affronteremo il problema suddividendolo in più tappe. Infatti nelle prime fasi della malattia si può riscontrare un aumento di peso, che può portare, in alcuni casi, anche a sovrappeso ed obesità.
Ciò si verifica principalmente per una riduzione dell’attività fisica (sia intesa come pratica sportiva sia come spostamenti quotidiani) e/o per effetto di alcuni farmaci, in particolare di quelli dopamino-agonisti.
Difatti questi farmaci, agendo sul sistema nervoso simpatico e parasimpatico, possono scatenare, in alcuni pazienti, comportamento alimentare compulsivo (fame compulsiva, anche notturna), con conseguente iperfagia (aumento notevole dell’appetito), iperglicemia e dislipidemia.
Questo comportamento può favorire l’insorgenza di malattie cronico-degenerative come obesità, sindrome metabolica, diabete mellito di tipo II, dislipidemia (ipercolesterolemia ed ipertrigliceridemia), ipertensione arteriosa, iperuricemia, osteoporosi ed anche alcune forme di tumori.
Nelle fasi più avanzate della malattia, invece, si assiste frequentemente ad una perdita di peso, anche notevole.
Ciò è dovuto principalmente al rallentamento gastrico indotto dai farmaci e alla perdita di appetito che ne consegue; alla disfagia, ossia la difficoltà a deglutire (una delle conseguenze non motorie della Malattia di Parkinson insieme a stipsi e scialorrea) o all’aumento del fabbisogno energetico giornaliero, causato dalle discinesie.
Si tratta di movimenti/fluttuazioni involontarie dovute ai farmaci, in particolare i dopamino-agonisti.
L’alimentazione, quindi, rappresenta una importante strategia terapeutica di tipo non farmacologico per favorire una maggiore efficacia dei farmaci e assicurare un buono stato di salute dei pazienti.
L’adozione di una alimentazione sana ed equilibrata come la dieta mediterranea può favorire il mantenimento di un buono stato di salute, anche in caso di MdP.
La dieta non deve essere intesa come sacrificio o privazione, ma come un regime alimentare finalizzato a mantenere e migliorare lo stato di benessere della persona.
È importante che, per un paziente con MdP, si riduca il più possibile il rischio di malattie metaboliche, cardiovascolari e a carico del sistema osteoarticolare. Inoltre, il dosaggio di molti dei farmaci per il trattamento della Malattia di Parkinson, in particolare la levodopa, è influenzato dal peso corporeo.
È fondamentale, quindi, imparare ad impostare correttamente la propria alimentazione: un valido aiuto è costituito dalla piramide alimentare.
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